La notizia della morte di Sati sconvolse Shiva. Presto arrivò il dolore. Shiva si strappò i capelli e li lasciò cadere a terra per creare il feroce Virabhadra e la crudele Bhadrakali. "Andate ad annientare quel luogo – distruggete il fuoco sacro, avvelenate le acque, inquinate l'aria e uccidete gli dei. Mi hanno privato della mia Sati, che essi siano privati della loro vita ".
Virabhadra prese il suo tridente e convocò l’esercito, un'orda urlante di fantasmi, goblin, mostri, demoni e spiriti - i gana di Shiva. Marciarono verso la sala sacrificale di Daksha allietati dalla grida acute di Bhadrakali. La paura si risvegliò nel cuore del cosmo. Con un virulento grido di guerra Virabhadra e la sua orda selvaggia discese sulla scena del sacrificio. In mezzo al terrore dei presenti, distrussero il palazzo e uccisero tutti. Bhadrakali trascinò Daksha per i piedi verso l'altare sacrificale. Virabhadra sollevò la scure e decapitò il Prajapati. Poi Bhadrakali usò le teste degli dèi come perle per sua ghirlanda.
Solo al termine di questa strage la furia di Shiva si placò. E rimase solo il dolore.
Quando Shiva entrò nella sala sacrificale di Daksha, sorse in lui la pietà, Karuna. I sopravvissuti si gettarono ai suoi piedi e chiesero grazia. Shiva sorrise. Immediatamente una brezza profumata si diffuse sul luogo. Gli dei morti risorsero come svegliandosi da un sonno profondo. Le loro ferite si rimarginarono, le ossa rotte si ricomposero, gli arti mancanti si rigenerarono.
Shiva trovò il corpo decapitato di Daksha e lo riportò in vita, sostituendo la sua testa con quella di una capra.
Daksha fu sopraffatto dalla generosità di Shiva. Il Prajapati cominciò a cantare la generosità di Shiva. "Tu sei Shankara il Benevolo, un Dio re". Tutto si ricompose, tutti ripresero vita.
Solo Sati era morta.
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