giovedì 11 agosto 2011

Krishna a Gokula


Ed eccoci a Gokula, dove per i successivi dodici anni Krishna avrebbe sedotto in mille modi suoi genitori adottivi e tutte le gopi (lattaie) e i gopala (pastori).
Fortunati loro, che hanno potuto vezzeggiare l’Infinito facendolo sedere sulle proprie ginocchia, che hanno potuto nutrire il Nutritore dell’Universo, stringendolo nel loro abbraccio amoroso. Non vi è altro capitolo così toccante nella vita del Signore come questo. Esplora le più alte e le più profonde forme di amore che un cuore semplice e schietto è in grado di dare: vatsalya bhava, o l’amore del genitore, e madhurya bhava o l’amore della ragazza per il proprio innamorato. Egli era tutto per loro: figlio, amico, amante, salvatore e Dio.

Subito dopo che Suo padre lo ebbe lasciato sul letto di Yashoda, il bambino aprì la Sua bocca a forma di bocciolo di rosa e a cominciò a urlare, come a dire: “Che cosa? State dormendo quando Io entro in casa vostra? Allora anch’io entrerò nei vostri cuori come un ladro nella notte, ma una volta che sarò dentro, non avrete alcun dubbio sulla mia presenza lì!” E improvvisamente tutta la famiglia, che sino ad allora era stata tenuta come in un sonno magico, prese vita. (...)
Il padre felice si precipitò nella stanza. Non si sarebbe mai aspettato di diventare padre, perchè sua moglie aveva già quarantacinque anni. Avevano quasi rinunciato alla speranza di avere un bambino e ora venivano invece benedetti con un figlio, e un figlio di aspetto talmente delizioso! La loro gioia non conobbe limiti. Il mattino seguente l’intera comunità di gopi e gopala si recò a vedere il bambino portando le loro offerte di burro e latte. Tutti coloro che lo guardavano, se ne innamoravano subito, come se fosse il proprio bimbo, e di questo non c’è da meravigliarsi, perché Dio appartiene a tutti allo stesso modo. Non vi fu mai donna mortale più felice di Yashoda, moglie e regina di Nanda, madre adottiva del Signore. Giorno dopo giorno ella Lo teneva in grembo e Lo nutriva, Lo cullava per farlo addormentare, come se fosse un bambino normale.

Ma nel frattempo un demone chiamato Putana, un esperto di infanticidio, aveva cominciato a muoversi in città, villaggi e insediamenti su ordine di Kansa per uccidere tutti i bambini nati da poco, indipendentemente dal loro sesso o età. Il demone poteva viaggiare ovunque, assumendo qualsiasi forma. Aveva messo a punto un ingegnoso metodo per uccidere i neonati. Prendendo la forma di una bellissima balia, spalmava i suoi seni con del veleno mortale e allattava i bambini: il risultato era fatale. Un giorno arrivò a Gokula dove venne a sapere della nascita di un bambino nella casa di Nanda e vi si recò immediatamente. Putana sembrava una vera e propria dea, quando scivolò nella stanza dove il bambino dormiva. Lo prese in braccio, inconsapevole che quello sarebbe stato il suo ultimo atto.

Liberamente tratto da - La vita completa di Bhagavan Sri Krishna

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