lunedì 28 febbraio 2011

Shiva, il Signore della Danza


Shiva è una delle divinità più contraddittorie, affascinanti e complesse dell'Induismo.
Terzo componente della Trimurti assieme a Brahma, il creatore, e Vishnu, protettore e guida di tutti gli esseri viventi, per i suoi devoti contraddistinti da tre linee orizzontali sulla fronte, simbolo della rinuncia alle passioni terrene, Shiva non è soltanto il dissolutore dell'universo, bensì il dio supremo, dispensatore di vita e di morte. Come prototipo dell'asceta, Shiva è Mahayogin, il 'Signore dello Yoga', la forma di meditazione suprema, la cui pratica garantisce l'acquisizione di poteri straordinari e la realizzazione di stati di coscienza sovrumani ma che richiede il massimo della serenità, una totale abnegazione ed una spietata mortificazione del corpo.
In questa forma, il dio viene rappresentato seduto su una pelle di tigre, emblema delle passioni soggiogate, con i capelli annodati in una crocchia avvolta nei serpenti, a ricordare il ciclico scorrere del tempo, il viso imperscrutabile assorto in meditazione, con accanto il tridente, legato al simbolismo del numero tre, il bastone e la brocca, unici possedimenti del sadhu, l'asceta che rinuncia al mondo, il cercatore di verità.
All'immagine statica e austera di Mahayogin si affianca l'aspetto dinamico di Shiva, rappresentato da Nataraja, il 'Signore della danza', simbolo dell'incessante processo cosmico di morte e rinascita.


Shiva Nataraja viene raffigurato nella posa chiamata 'Ananda Tandavam', la beatitudine, con quattro braccia rivolte verso i quattro punti cardinali.
La mano destra alzata tiene il 'damaru' , tamburo a clessidra, fonte del primordiale suono-vibrazione che ha scisso l'unità del tutto nella pluralità del mondo manifesto, rappresentazione del principio vitale maschile e femminile simboleggiato da due triangoli che si compenetrano a formare un esagono.


La mano sinistra mostra il fuoco purificatore, attraverso il quale il dio periodicamente opera la distruzione del mondo Le altre due mani sono atteggiate nei mudra, i simboli gestuali utilizzati nella danza indiana rituale per esprimere le sfumature più sottili degli stati d'animo: con la mano destra rassicura e con la sinistra offre protezione.


Il suo piede sinistro alzato evoca la liberazione dalla catena delle reincarnazioni, mentre con il piede destro schiaccia il corpo del demone dell'indifferenza e dell'ignoranza, esortando il devoto a prendere coscienza dell'illusione e della caducità delle passioni terrene, che lo imprigionano nell'eterno scorrere del tempo.
Il volto impassibile del dio esprime la serenità dell'Assoluto, della completezza, inalterabile, nonostante le infinite trasformazioni che si susseguono nell'universo, e l'essere e il divenire si fondono nel cerchio di fiamme che circoscrive l'intera immagine.

Un aspetto particolarmente affascinante della figura di Nataraja è rappresentato dalla fluente chioma del dio, che guizza in magiche onde accompagnando il corpo nella danza.
Ed ecco che affiora il lato sensuale di Shiva, l'amante appassionato che risveglia la 'Shakti', l'energia primordiale che genera la vita attraverso l'unione del maschile e del femminile.
L'asceta, prima di intraprendere il suo cammino spirituale, si taglia i capelli per sancire il patto di rinuncia ad ogni piacere dei sensi che la danza, come tutte le arti, è destinata a risvegliare, ma nell'immagine di Nataraja il rigore e la sensualità si fondono, armonizzando gli opposti nella perfezione dell'Uno.
Asceta e amante, fonte di vita e signore della morte, Shiva è la divina ambiguità insita in ogni creatura dell'universo, e le sue poliedriche rappresentazioni sono l'emblema dell'India.

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