Al
Ram Navami Guruji ci ha fatto un lungo ed esauriente discorso
circa l'incarnazione di Rama e, naturalmente, lui sa come applicare
l'esempio di Rama a tutta la nostra vita. Ecco la sintesi:Rama era l'incarnazione del Dharma, Egli è stato molto giusto. Ci si pone la domanda perché non abbia ripreso indietro Sua moglie Sita dopo che era stata rapita dal re demone Ravana. A quel tempo, a una donna non era consentito stare da sola in una stanza con un uomo a meno che non fosse suo padre. In caso contrario, non le era nemmeno permesso di entrare di nuovo in casa sua. Così, quando Rama tornò a casa dopo molti anni di esilio, la gente lo accusò perchè accolse di nuovo Sita . Egli doveva agire secondo il suo ruolo, come un re, al fine di placare il suo popolo.Ciò che la gente non sapeva era che solo l'ombra di Sita Devi era stata catturata da Ravana. La vera Sita era stata tenuta al sicuro da Agni Dev. Vi è una stretta connessione tra Rama e Agni Dev. Dasharath, padre di Rama, non era in grado di avere figli. Un
giorno Narad Muni, il divino messaggero, andò da Dasharath a dirgli
che il Signore aveva deciso di incarnarsi nella sua dinastia Yadava. Gli disse di fare un sacrificio al fine di concepire un figlio. Durante questo yagna, Agni Dev apparve e gli diede due manghi. Erano stati pensati per le due mogli di Dasharata, in modo che potessero concepire. Un mango era per l'incarnazione di Narayana e l'altro per l'incarnazione di Adishesh, il serpente. Ma egli aveva tre mogli. Allora due mogli condivisero i due manghi e così avvenne che esse concepirono un figlio e la terza ne concepì due, poichè aveva avuto una parte di ciascuno dei due manghi.Così Narayana si incarnò come Rama, Adishesh come Lakshmana e Shanka (la conchiglia) e Chakra (il disco) si incarnarono in Sathurnath e Bharath.
Il motivo per cui il Signore doveva incarnarsi in quel momento sulla terra era la presenza di Ravana. Ravana era uno dei custodi del cancello di Vaikunta, Jaya e Vijaya, che doveva incarnarsi come demone. Ma questa è un'altra bella storia.
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