martedì 23 novembre 2010

Mahavatar Babaji



Il 30 novembre celebriamo a Shree Peetha Nilaya la decisione di Mahavatar Babaji di rimanere sulla terra nel Suo corpo fisico.
Ecco di seguito il conosciutissimo passo dell’Autobiografia di uno Yogi, di Paramahansa Yogananda, dove viene descritto l’episodio.

“Quando andai a visitare Ram Gopal, “il santo che non dormiva mai”, a Ranbajpur, questi narrò la storia meravigliosa del suo primo incontro con Babaji.
“Talvolta lasciavo la mia grotta isolata per recarmi ai piedi dei Lahiri Mahasaya, a Benares.” Mi raccontò Ram Gopal. “Una volta, a mezzanotte, mentre meditavo silenziosamente in un gruppo di suoi discepoli, il maestro mi fece una sorprendente richiesta.
“Ram Gopal!” disse “vai immediatamente al Dasasamedh Ghat”.
Presto raggiunsi quel luogo isolato. La notte era illuminata dalla luna e dalle stelle scintillanti.
Dopo essere rimasto seduto per un po’ in paziente silenzio, la mia attenzione fu attratta da un’enorme lastra di pietra vicina ai miei piedi. Essa si sollevo lentamente, rivelando una grotta sotterranea. Mentre la pietra rimaneva in equilibrio in qualche modo ignoto, dalla grotta emerse levitando al figura di una giovane donna di ineguagliabile bellezza, che si sollevò alra nell’aria. Circondata da un’aureola soffusa, ella scese lentamente dinanzi a me e rimase immobile, immersa in uno sato interiore di estasi. Infine si riscosse e parlò soavemente.
“Sono Mataji, sorella di Babaji. Ho chiesto a lui e a Lahiri MAhasaya di venire alla mia grotta stanotte, per affrontare una questione di grande importanza”.
Una luce nebulosa fluttuava rapidamente sul Gange; la strana luminescenza si rifletteva nelle acque opache. Essa si fece sempre più vicina finché, con un lampo accecante, apparve accanto a Mataji e si condensò istantaneamente nella forma umana di Lahiri Mahasaya. Egli si inchinò umilmente ai piedi della santa.
Prima che riuscissi a riavermi dallo sbalordimento, rimasi ulteriormente stupefatto nello scorgere una massa una massa volteggiante di luce mistica che solcava il cielo. Scendendo rapidamente, il vortice fiammeggiante si avvicinò al nostro gruppo e si materializzò nel corpo di un bellissimo giovane che, come compresi immediatamente, era Babaji. Assomigliava a Lahiri Mahasaya con l’unica differenza che Babaji appariva molto più giovano e aveva capelli lunghi e lucenti.
Lahiri Mahasaya, Mataji e io ci inginocchiammo ai piedi del Guru. Un’eterica sensazione di esaltazione beatifica percorse ogni fibra del mio essere quando toccai la sua carne divina.
“Sorella benedetta” disse Babaji “è mia intenzione abbandonare la mia forma fisica e immergermi nella Corrente Infinita”.
“Ho già avuto sentore del tuo piano, amato maestro. Volevo parlarne con te stanotte. Perché dovresti lasciare il tuo corpo?” La donna sublime lo guardava con sguardo implorante.
“Vi è forse differenza se ammanto di un’onda visibile o invisibile l’oceano del mio Spirito?”
“Mataji rispose con un geniale lampo d’arguzia “Guru immortale, se non fa alcuna differenza, ti prego di non abbandonare mai la tua forma fisica.”
“Così sia” disse Babaji solennemente “non lascerò mai il mio corpo fisico. Esso resterà sempre visibile almeno a una stretta cerchia di persone su questa terra. Il Signore ha manifestato la Sua volontà attraverso le tue labbra.”
Mentre ascoltavo con reverenziale timore la conversazione tra questi esseri eccelsi, il grande Guru si rivolse a me con un gesto benevolo.
“Non temere Ram Gopal” disse “è una benedizione per te assistere alla scena di questa promessa immortale”.
Mentre la dolce melodia della voce di Babaji andava smorzandosi, la sua forma e quella di Lahiri Mahasaya lentamente levitarono e arretrarono verso il Gange. Un’aura di luce abbagliante racchiudeva i loro corpi come in un tempio, mentre essi svanivano nel cielo notturno. La forma di Mataji fluttuò verso la grotta e vi discese; la lastra di pietra si richiuse da sola, quasi fosse azionata da un’invisibile leva.

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