martedì 22 settembre 2009

Navaratri: celebriamo la Madre Divina


Jay Gurudev a tutti voi.
Sabato scorso sono iniziati qui a Springen i festeggiamenti per una delle celebrazioni più belle della religione indù: il Navaratri. Letteralmente Navaratri significa “nove notti”: Nava significa nove, Ratri significa notti. Durante queste nove notti e nove giorni vengono venerate le nove forme della Shakti/Devi, cioè l’aspetto femminile del Divino.
Durante i primi tre giorni del Navaratri, viene invocata, allo scopo di distruggere tutte le nostre impurità, la dea Durga, conosciuta anche come Kali.
I secondi tre giorni la Divina Madre viene adorata nella Sua forma di donatrice di ricchezza spirituale, Lakshmi, detentrice del potere di concedere ai suoi devoti prosperità inesauribile. Lakshmi è la dea della ricchezza e dell’abbondanza.
Durante gli ultimi tre giorni si venera la dea della saggezza e delle arti, Saraswati.
Per chi è nato e cresciuto immerso nella cultura e mentalità cristiana può risultare difficile, ma nello stesso tempo entusiasmante, riuscire a guardare il Divino nella Sua forma femminile. Nella cultura indù il Divino ha un aspetto maschile e uno femminile; l’aspetto femminile, Shakti/Devi è una delle forme in cui il Divino viene venerato nella figura della Madre Divina; la Shakti/Devi è l’energia vitale creatrice: è la Madre Divina.
La prima parola che un bimbo pronuncia è “mamma” . La nostra prima relazione con il mondo avviene attraverso la madre. Nella madre è concentrato tutto un mondo di tenerezza, amore, nutrimento, cura, protezione, sicurezza. Per l’essere umano dovrebbe risultare naturale pensare al Divino nella forma della Madre, che ama tutti, nutre tutti, si prende cura di tutti, protegge tutti. Devi è la Madre Divina, il grembo eterno ed universale di tutte le creature, umane, animali, vegetali…. Ella culla i suoi bambini nelle sue amorevoli braccia, li allatta e li nutre con amore infinito.
Il Santo del Bengali Sri Ramakrishna ci offre una bellissima allegoria della relazione madre-figlio. Sino a quando un bimbo gioca con i propri giocattoli, la madre si rivolgerà alle faccende di casa. Ma nel momento in cui il bambino getterà via i giocattoli e piangerà chiamando la madre, ella lascerà tutto e correrà da suo figlio.
Questa allegoria illustra anche il forte legame che esiste tra il Divino nella forma della Madre e il suo devoto. Chiunque si sia stancato del vano e futile gioco del mondo ha solo da rivolgersi alla madre ed implorala di liberarlo da tutto ciò. Ella lo farà, se il nostro desiderio è sincero e determinato. La sua grazia è infinita. La sua compassione ed il suo amore per tutta l’umanità e specialmente per i ricercatori sinceri è indescrivibile. La madre è sempre pronta ad accogliere nuovamente nelle sue braccia i figli smarriti. Il figlio che ha vagato lontano dalla madre un giorno realizzerà che ella è la unica fonte di sicurezza e correrà da lei e la implorerà di prenderlo nuovamente tra le sue braccia. Allora la madre spalancherà le sue braccia ed il figlio errante vi si getterà, riconquistando la beatitudine originale.

Sarò il tuo bambino capriccioso, Madre Divina!
di Paramahansa Yogananda


Sul campo di giochi della terra, ornato con grazia naturale di monto, pianure e mari, mi sono trastullato a lungo.
Madre Divina, ogni volta che, stanco di giocare, ho chiesto piangendo di Te, mi hai quietato lasciando cadere, attraverso una delle finestre spalancate dei miei desideri egoistici, un giocattolo nuovo fiammante: divertimenti, ammiratori, ricchezze.
Questa volta sarò il tuo bambino capriccioso: continuerò a singhiozzare ininterrottamente. Non mi farò zittire dai trastulli dei piaceri effimeri. Faresti meglio a venire subito, altrimenti con il mio baccano sveglierò tutto il creato! I tuoi figli addormentati si desteranno e si uniranno a me in un coro di lamenti.
Eterna Madre, lascia da parte le tue faccende domestiche universali! Esigo la tua attenzione. Non voglio più giocattoli, voglio Te!

Sono il tuo bimbo di eternità
di Paramahansa Yogananda


Cullato nella culla del passato, del presente e del futuro di tutta la creazione, io, il tuo bimbo di immortalità, ero irrequieto.
Ho tentato molte volte, senza successo, ma alla fine sono riuscito a saltar fuori dalla culla della relatività ingannevole. Tu mi hai preso fra le braccia e mi hai cullato nell’eterna pace.
Sono il tuo bimbo di eternità, che riposa sul tuo grembo di onnipresenza.

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