mercoledì 4 agosto 2010

Il ruolo del Guru (seconda parte)



Guardate il mondo esterno; mentre siamo tutti qui seduti a cantare i bhajans, le persone là fuori stanno sicuramente dicendo: “Questa gente è pazza, folle!“ Quando sei su un sentiero spirituale, le persone puntano il dito contro di te e dicono: “Cosa stai facendo?” “Vieni fuori con noi a goderti la vita” E' per questo che quando si è nel mondo esterno si hanno molti amici, ma una volta divenuti spirituali, quanti di questi cosiddetti amici restano? Perchè? Perchè circola questa voce, che le persone sul cammino spirituale “Sono un po' pazze”. In realtà è l’ opposto. Il cammino spirituale è il più elevato, ecco perchè solo pochi riescono a raggiungerlo, solo pochi ne riceveranno la benedizione. Gli altri hanno la capacità di ragionare, ma non usano questa capacità. Nei Veda si dice che le persone che non ragionano sono come gli animali. Così anche lo scopo di essersi incarnati come esseri umani viene sprecato. Chiedi a questa persona: “Sei felice?” Ti risponderà: “No, non sono felice”, perchè in realtà non sa cosa vuole. Perchè ha ascoltato ciò che la gente le ha detto. Sapete come cominciano le dicerie? Vi racconto una storia. Se qualcuno arriva e vi dice: “Sai, il cammino spirituale non va bene”, cosa fate? Cosa fate? Eh? Avanti, ditemelo. Rispondete: “No?”
Bene, questo succede quando voi cominciate a ragionare, ma immaginate che all'inizio del vostro percorso spirituale, uno venga e cominci a dirvi un mucchio di maldicenze, a dirvi che quel percorso non va bene. Di sicuro in quel momento la mente prende il sopravvento.

C'è una bella storia su un re che si chiamava Kandhalsena. 'Un giorno il re andò in guerra e mentre la guerra si stava svolgendo, arrivò un ministro di scarsa importanza e disse al primo ministro: “Il re è morto!”. Naturalmente il primo ministro si preoccupò molto. Poi anche un rishi arrivato al palazzo annunciò: “Il re è morto!” Per tre giorni la gente si mise a lutto per la morte del re. E piansero, piansero, piansero; poi, il terzo giorno, il re tornò. Tornò e vide che tutti erano vestiti di bianco.'

I vestiti bianchi sono usati nella tradizione hindu quando uno muore. Gli abiti bianchi non sono usati solo sul sentiero spirituale, voi li indossate perchè la vostra vecchia personalità è morta. Indossate vestiti bianchi perchè state avanzando verso il Divino.

'Così il re vide che tutti erano vestiti a lutto e stavano piangendo. Chiese: “Perchè state piangendo?”; andò poi dal primo ministro e disse: “Ho sentito che hai detto che ero morto, bene, sono ancora qui. Chi ti ha detto che ero morto?” Il primo ministro disse: “E’ stato il sotto-ministro che me l'ha detto”. Così chiamarono il sotto-ministro e lui rispose: “Beh, ho sentito un gruppo di persone in un certo villaggio che stavano dicendo che Kandhalsena era morto”. Allora andarono al villaggio e indagarono. Si informarono da uno all'altro, da uno all'altro e finalmente arrivarono a un vasaio, uno che fa i vasi. Raggiunsero il vasaio, che stava piangendo, e gli chiesero di andare al palazzo. Quando arrivò stava ancora piangendo. Il re disse: “Come hai osato dire che ero morto?” “Ma mio re, io non ho detto che eri morto” “Ma tutti dicono che tu hai detto: 'Kandhalsena è morto'!” “Sì, ho detto che Kandhalsena è morto, ma Kandhalsena è il mio asino e il mio asino è morto!”
“Ma perchè hai chiamato il tuo asino Kandhalsena?” chiese il re. “E' una lunga storia. Un giorno stavo camminando nella giungla e vidi questo asino e l'asino mi parlò in linguaggio umano e mi disse: 'Io sono Kandhalsena e vorrei venire a casa tua, prendimi e io realizzerò tutti i tuoi desideri!.” Allora il vasaio prese l'asino e a tempo debito l'asino morì, e il re e l'asino avevano lo stesso nome. Il vasaio aveva pianto per l'asino e quando la gente sentì dire “Kandhalsena è morto”, pensarono che fosse il re.

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