giovedì 19 agosto 2010

Shirdi Sai Baba: l'incredibile Santo di Shirdi (seconda parte)


Di carattere gioviale, Shirdi Sai Baba amava parlare e scherzare con i suoi numerosi fedeli. Vestiva come un Musulmano e portava i segni della casta come un Hindu. Con la stessa grande gioia e come un bambino celebrava le feste di ambedue le comunità. Se i protagonisti Hindu provavano un senso di orgoglio nel pensiero che secondo le loro usanze Baba teneva sempre acceso il sacro fuoco davanti a sé, essi erano anche forzatamente costretti ad ammettere che dopo tutto egli viveva in un masjid (moschea). Egli citava il Corano e deliziava i suoi fedeli Musulmani, per poi lasciarli interdetti con la sua profonda Hindu shastras (conoscenza). Egli stesso si chiamava fachiro e sulle sue labbra risuonava costantemente la magia "Allah Malik" (Dio Re). Ma poi egli si chiamava anche Brahamino puro, e mostrava una notevole abilità in tutte le pratiche yoga. Per lui, e non si stancava di ripeterlo, Rama (il Dio degli induisti) e Rahim (il Dio dei Mussulmani) erano la stessa ed unica Divinità. Era un magnifico tributo alla sua luminosa presenza che i più famosi membri ortodossi di ambedue le comunità si prostravano ai suoi piedi. Forse un tale fenomeno è ancora sconosciuto nella storia, dove queste due comunità hanno venerato un Profeta con la stessa venerazione e con la reciproca tolleranza per l'altrui modo di adorazione.

Il suo insegnamento orale avveniva generalmente tramite parabole, ma l'insegnamento più profondo, quello che attirò su di lui la profonda devozione dell'intero Paese, avvenne tramite l'esempio della sua vita.

Sebbene nel corso degli anni somme sempre più ingenti di denaro e offerte arrivassero alla sua residenza, egli visse sempre nella più assoluta povertà, andando ogni mattina personalmente a mendicare il cibo per la giornata. Non ebbe mai un guardaroba, ma usava sempre lo stesso straccio di cui egli stesso rammendava e rattoppava i buchi sin tanto che qualche discepolo lo obbligava a sostituirlo con uno nuovo. Tutto quello che arrivava, veniva immediatamente regalato a chi ne aveva bisogno. Non predicò mai la povertà ai sui discepoli e non chiese a nessuno di seguire il suo stile di vita. Non pose nemmeno divieti sul cibo che ciascuno poteva mangiare, anzi, a volte sforzò qualche bigotto a mangiare ciò che la sua religione gli vietava.

Era sempre raggiungibile da chiunque, 24 ore al giorno, sempre pronto a rispondere a qualsiasi domanda. Era solito chiedere ogni giorno ai discepoli più ricchi dalle 4 alle 100 rupie. Denaro che immediatamente ridistribuiva tra i discepoli più poveri. Richiesto sul perché lo facesse, rispose che chiedeva solo a coloro che gli venivano indicati dal Fakir (Dio), ma che in cambio del denaro ricevuto lui era obbligato a tornare qualcosa di valore dieci volte superiore.

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