giovedì 13 agosto 2009

Krishna Janmastami (nascita di Krishna) il più popolare fra tutti gli avatara di Vishnu


Uddhava chiese a Krishna: “Krishna, dimmi cos’è la bhakti (devozione)…”
Con un leggero sorriso Krishna disse: “Colui che mi è caro deve sicuramente possedere parecchie qualità. Per me, la più importante di queste è la compassione. L’uomo dovrebbe essere colmo di compassione per le sofferenze degli altri. Non dovrebbe tradire coloro che hanno fiducia in lui. Dovrebbe essere paziente, sincero ad ogni costo e senza invidia per alcuno. Non dovrebbe esultare quando la felicità arriva sul suo cammino né sprofondare nelle profondità dello sconforto quando la sofferenza gli fa visita. Dovrebbe aiutare gli altri quanto più gli è possibile. I suoi sensi non dovrebbero allontanarlo dal sentiero che ha stabilito per se stesso. Il suo cuore dovrebbe essere pronto a struggersi alla vista della sofferenza degli altri: dall’altra parte, quando le afflizioni gli fanno visita dovrebbe essere incrollabile ed impassibile. (…)
Non dovrebbe mai aspettarsi lode ed onori dagli altri; ma anche non dovrebbe fallire nei suoi doveri. Se trova qualcuno sinceramente interessato ad imparare qualcosa da lui, non dovrebbe, per alcun motivo, negare tale conoscenza. Non dovrebbe ingannare gli altri e non dovrebbe essere coinvolto in nulla, a meno che la ragione non sia puramente per l’interesse di fare del bene per agli altri…(…)
Tale uomo non assumerà mai l’aspetto di un santo né parlerà delle buone azioni che ha fatto per aiutare gli altri.
Uddhava, tu mi sei molto caro e io ti svelerò il segreto dei segreti, il segreto per conquistare il mio amore, il segreto del Bhakti yoga.
(…) Io rispondo solo all’amore. Coloro che sono arrivati a me sono riusciti a farlo per puro affetto nei miei confronti, Bhakti, e null’altro. La Bhakti non conosce né casta né credo. (…)
Io sono compiaciuto se, con la mente chiara, egli fa lo sforzo di vedere me in ogni ognuno ed in ogni cosa. Se egli realizza che tutto è pervaso da me e solo me, non c’è bisogno per lui di eseguire Japa o Tapas poiché significa che è un’anima evoluta. L’uomo saggio è colui che ha realizzato me e a colui tutto appare uguale. Tutte le cose gli appaiono come manifestazione di me e solamente di me. Non trova differenza tra un uomo di casta alta e un uomo di casta bassa poiché egli ama entrambi con lo stesso affetto. Egli mi vede nel sole, nella scintilla del fuoco, in un uomo nel quale la calma è manifesta e in un uomo colmo di pensieri tormentati. Egli sa che lo stesso Brahman dimora in tutti loro e per causa di avarana (ignoranza che oscura tutte le cose) essi non mi realizzano.
Ad un uomo con tali pensieri, è facile essere senza ego o invidia, arroganza o astio.
È incredibile ma vero che l’uomo saggio che riesce a vedere Brahman in ogni cosa attorno a sé, che si è liberato di ogni desiderio, che è insensibile agli opposti, che è impassibile sia al dolore sia al piacere, perverrà allo stato di Brahmi.(…)

Da: SRIMAD BHAGAVATAM.

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